Descrizione
Opera di passaggio, sia artistico che geografico, Rapimento è un gruppo scultoreo realizzato in un bellissimo marmo cipollino greco striato in verde e bianco. Dotato di una base di 12x80 centimetri, ben incorporata sul lato inferiore dell’opera stessa, il gruppo appare come una sorta di un prorompente altorilievo: essa è stata, infatti, pensata per la sola visione frontale in quanto, pur concepita come un tutto tondo dotato di base parallelepipeda, mostra il lato posteriore non finito, ossia lasciato solo appena sbozzato. Il gruppo è definibile come un’opera ponte tra due stili e momenti artistici della produzione di Mario Benedetto Robazza, in quanto mostra ancora quel figurativismo tipico della prima fase creativa dell’artista con già alcuni accenni a quella che sarà la successiva e progressiva smaterilizzazione delle forme della sua cosiddetta “seconda linea”. Il gruppo mostra in primo piano un insieme di tre cavalli raffigurati per i soli ⅔ del loro corpi anteriori, i quali sembra stiano fuoriuscendo, rampanti, dall’opera per catapultarsi verso lo spettatore. Sopra il dorso dei tre animali appaiono, invece, i corpi appena distinguibili, di una figura maschile e di una femminile: nessuno dei due caratterizzati nel volto ma solo nel gesto, il corpo femminile appare privo di volto, colto nell’atto smanioso di divincolarsi dalle braccia dell’uomo che, identificabile come tale dalle anatomie di un fisico muscoloso, con forza stringe la donna a sé nel tentativo di non farla scappare. L’uomo appare poi rappresentato con il volto coperto da una maschera ambigua che potrebbe apparire allo stesso tempo come quella di un soldato-cavaliere sul suo eroico gruppo di destrieri, ma anche come la versione metallica dei caschi dei giocatori di football americano. Effettivamente, proprio quest’ultimo dettaglio potrebbe rivelarci il contenuto autobiografico celato dietro l’opera: questa apparirebbe, dunque, come la materializzazione scultorea della partenza del Maestro Robazza dall’America alla volta dell’Italia assieme alla sua seconda moglie, contraria a questo espatrio.
Description
Considered as a transitional piece, both artistically and geographically, Abduction is a sculptural group realized in a splendid chive marble, streaked in green and white. Placed on a 12x80 centimeters base, well embodied on the low side of the piece itself, the group appears as a bulging high-relief: it was originally designed to be observed from a frontal view because - even though it is actually a full-relief statue with a parallelepiped base - it shows an unfinished back side, which appears to be just sketched. The group can be considered as a bridge piece between the two artistic styles and paths of Mario Benedetto Robazza’s production, due to the use of figurative art, typical of his first creative phase, with some hints of what would have become the next progressive dematerialization of the shapes of his so-called “second line”. In the foreground, the group shows three horses depicted for the ⅔ of their forebodies, which appear to be pouring out of the piece towards the observer. Above the horses’ backs there are two bodies, a male and a female, barely recognizable: none of them has a very designed face, in fact they can be distinguished only by their gestures. The female body has actually no face at all, it’s depicted in a sort of eager act of wriggling from the man’s arms, while he’s recognizable only by the muscled anatomy of his body, which forcefully holds the woman to himself in an attempt to keep her from escaping. The man wears an ambiguous mask which could be interpreted both as the one of some kind of soldier-knight placed on his group of horses and as the metallic version of a football cap. This last detail may introduce the observer to the autobiographical content hidden in the piece: it might be read as the sculptural dematerialization of Robazza’s path from the USA to Italy, with his second wife, who was particularly opposed to the expatriation.