The day after La cancellazione del diritto costituzionale all'aborto negli USA ci viene in mente la Signora Ginsburg, giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, profondamente convinta, come donna e come magistrato, dell’uguaglianza tra gli esseri umani.
Morta nel 2020 con grande tristezza di gran parte degli americani, Ruth Barder Ginsburg fu prima giudice alla corte di appello, in seguito nel 1993 alla Corte Suprema, diventando così la seconda donna nella storia degli Stati Uniti a ricoprire quella carica e la prima esponente femminile della comunità ebraica a far parte della Corte.
Oltre ad affermare il principio pari retribuzione per pari lavoro, durante tutto il suo mandato alla Corte Suprema Ginsburg è stata ferma nel difendere il diritto di una donna ad abortire. Nel consenso da lei formulato nel 2016 nell'ambito della causa Whole Women’s Health contro Hellerstedt, Ginsburg ha fornito una difesa convincente del diritto di scelta di una donna. E badate bene, lo ha fatto da sola.
"Nessun altro giudice ha firmato il consenso, in cui lei aveva scritto che "molte procedure mediche, incluso il parto", sono molto più pericolose dell'aborto e aveva affermato che la legge del Texas, che limita gli aborti, era "oltre ogni comprensione razionale”.
A leggere le decine di articoli di giornali italiani e stranieri sulla questione il giorno dopo la decisione degli USA, ci viene da piangere.
Una sfilza di politicanti maschi che, tronfi del loro conservatorismo, presumono di sapere cosa sia giusto.
Che venga violentata, che porti avanti una gravidanza difficile o con gravi patologie non importa, una donna in tantissimi Stati degli Usa (destinati a crescere) non può più scegliere?
E' oltremodo paradossale che un Paese che si professa da sempre il "Salvatore degli oppressi" possa cancellare un diritto acquisito quasi 50 anni fa.
Se togli garanzie e diritti trionfa il caos e l'incertezza e il mondo, non aveva bisogno di questo.
A cura di Cecilia Minghi